La competitività a lavoro è spesso fonte di stress, ma se sfruttata bene, questa porta anche dei benefici, come la crescita personale e l’aumento della produttività.
Senza avere qualcuno come metro di paragone o come punto di riferimento ci si può ritenere in gamba quanto si vuole. Una sana competizione ci da l’occasione per conoscere le nostre debolezze e mettere in mostra i nostri punti di forza.
davanti a una sfida o una “minaccia” la prima reazione istintiva è quella di fuggire. Lo stesso vale sul posto di lavoro, infatti i possibili modi di affrontare un’eventuale sfida sono due: il primo è non fare niente, agire passivamente facendosi sopraffare dall’insicurezza e in seguito pentirsi per essersi fatti scappare un’opportunità; la seconda è mettere da parte l’insicurezza, cogliendo la palla al balzo. Bisogna credere nelle proprie capacità e lavorare su se stessi, così da potersi mettere in gioco!
Quando si parla di competizione, avere un obiettivo è fondamentale. L’importante è che non sia quello di “sconfiggere l’avversario”, perché in quel caso si perde in partenza. Bisogna focalizzarsi sul traguardo, dando il meglio per arrivarci e arrivare per primi.
In caso di “sconfitta” è inutile riversare collera e invidia nei confronti del vincitore, anzi la cosa giusta è accettare umilmente il risultato, riconoscendo all’altro la vittoria. Questo può essere motivo di crescita personale affinché la prossima volta siate voi i primi.
Può sembrare banale ma le critiche sono ciò che ci fanno crescere. Che sia quella del nostro capo, o dei colleghi, la percezione esterna del nostro lavoro è l’unico modo per misurare veramente il nostro lavoro.